giovedì 13 febbraio 2014

ETERNITY NOW, indagini su Venezia contemporanea...un annetto e mezzo dopo.

Ho realizzato questo mini progetto fotografico circa un anno e mezzo fa. Visto che devo riempire il blog, lo tiro fuori. Mi sono addirittura dato la regola di realizzare un post a settimana (grazie amico di trovareunlavoro.it che mi fai un po' da coach, tra una birretta e l'altra. A volte ne ho bisogno)  

Parla di Venezia, non la solita, con canali, chiese, maschere e vicoli. L'ispirazione non l'ho avuta spontaneamente, ma è arrivata grazie alla partecipazione ad un workshop che aveva come tema "ETERNITY NOW, indagini su Venezia contemporanea”. Il tutto organizzato stupendamente da Landscape Stories magazine on line di fotografia, e supervisionato da Massimo Siragusa, affermatissimo artista di livello internazionale, che ha vinto non uno, ma quattro World Press Photo, che sono i riconoscimenti più importanti al mondo in ambito fotografico, un po' come gli Oscar o il Festival di Cannes per il cinema.

In soli tre giorni ho conosciuto splendide persone, tutte ovviamente appassionatissime di fotografia. Per quanto riguarda il tema, c'è chi ha fotografato giardini interni di abitazioni veneziane (eh già, ci sono case pure con il giardino in pieno centro a Venezia...), chi ha fermato turisti e li ha ritratti, chi ha metafotografato, chi i commercianti ecc.. io mi sono concentrato sull'architettura moderna/contemporanea veneziana, materia che non ho mai studiato, ma alla quale mi sono avvicinato anche e soprattutto per ragioni sentimentali. Roba davvero difficile da trovare, questo tipo di edifici, se non sei un lagunare doc. Quello che ho voluto sottolineare è che anche i veneziani vanno all'Inps, che anche a Venezia ci sono le case popolari, che ci sono posti visivamente mediocri e che gli abitanti sono un po' stufi dei turisti. Sarà per il mio senso estetico distorto o perchè mi sento più affine alla working class, ma mi vedo di più tra questi luoghi che non nella bellissima piazza San Marco e a Rialto. Sono proiettato più vicino alle periferie di Glasgow (che non ho mai visto), che al centro di Londra, almeno come idea, poi viverci è un'altra cosa. 

Il bello di partecipare ad un workshop di questo livello è che capisci cosa funziona e cosa no nelle tue foto, e se non ci fosse un maestro a insegnartelo, spesso sbaglieresti. Esempio: la terza foto l'avrei voluta scartare, non mi piaceva proprio, e avrei voluto tenerne un'altra che secondo me era più bella. Ma Massimo Siragusa mi ha assolutamente consigliato di tenerla, perchè racconta la Venezia che cercavo, e poi ci sono sia architetture contemporanee, sia il tipico canale dal quale si riconosce che è una foto scattata in laguna. Uno sguardo esterno autorevole è spesso fondamentale per fare un buon lavoro.

Funziona così: decidi il progetto, scarpini come un matto e scatti milletrecento foto in due giorni scarsi. Ti perdi continuamente e ti viene la scimmia che non riesci a trovare il carcere che tanto desideravi vedere. Scegli cinquanta immagini tu e lui ti aiuta a cestinarne  altre quaranta, e altre cinque ancora, alla fine te ne rimangono cinque o sei. Sembra facile, ma credetemi è bella una lotta tra quello che vorresti tu e tra ciò che DEVE funzionare per potersi dire progetto interessante. Il tutto deve avvenire senza pietà, perchè non bisogna raccontarsi cazzate, una foto funziona o non funziona. 

Ma siamo anche andati tutti insieme a cena a strafogarci e a conoscerci meglio in un bel posticino di cui non ricordo il nome.

Butto dentro l'aneddoto del post, mi piacciono tanto gli aneddoti. Un annetto prima del workshop in questione, ero stato, a 35 km di distanza da Brescia, a casa di un ragazzo che non conoscevo, da cui ho acquistato un'ottica decentrabile, dopo esserci sentiti su Subito.it o Ebay Annunci. Tipo simpatico mi son detto, gli piacciono le foto di Basilico. Non l'ho più rivisto successivamente. E dove me lo ritrovo? Al workshop di Landscape Stories. Carramba! E pensare che prima di partire, una delle “paranoie” era, non conoscerò nessuno e bla bla bla. L'aneddoto non è finito. Non lo vedo più per un anno dopo Venezia e dove lo rincontro?  Fuori dal mio lavoro stra preso con cavallettone e tilt shift a fotografare un paesaggio urbano bresciano...ciao Nicola! Ricarramba!

Infine, ho realizzato una breve sinossi in cui racconto la serie in modo che potesse essere pubblicata sul blog di Landscape Stories nella sezione workshop. Sembro quasi un intellettualone da Smemoranda quando provo a scrivere così. Il titolo è "Fuori luogo", forse un po' banale, ma credo riesca ad esprimere il lavoro senza tanti fronzoli.

Fuori luogo

Il senso di non appartenenza delle architetture moderne e contemporanee  veneziane ad un contesto consolidato da secoli. La volontà di un cambiamento radicale, probabilmente mal riuscito, forse necessario. Segnali di modernizzazione per sentirsi “come gli altri” nelle altre città. Messaggi estetici nuovi, per dire forse, che i veneziani sono un po’ stufi di Venezia “Grande parco giochi aperto 24 ore 365 giorni all’anno".













Se siete interessati a Venezia come ho cercato di raccontarla io, suggerisco questo delizioso e ironico libretto di Enrico Tantucci, A che ora chiude Venezia?  dalla collana "Occhi aperti su Venezia", qui tutti i titoli disponibili editi da Corte del Fòntego














2 commenti:

  1. Bravo Tommi ma entro un anno vogliamo vedere le foto della periferia di Glasgow.

    London periferia

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    1. Per Glasgow voglio essere molto preparato, prima voglio vedere come butta nelle periferie di Manfredonia o giù di lì. A presto London periferia

      Tommi Brescia tronce

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